Il lungo percorso verso la parità di genere intercetta nel corso di questi 76 anni nel nostro Paese leggi e mobilitazioni per conquistare parità economica e politica, facce diverse del gap che divide le donne dagli uomini in Italia. Diverse, ma non meno gravi della violenza fisica e psicologica, spesso esercitata anche dentro le pareti domestiche. Ed è la Convenzione di Istanbul del 2011, ratificata dall’Italia nel 2013, che, oltre a definire la violenza sulle donne come una vera e propria violazione dei diritti umani, riconosce il legame fra l’obiettivo della parità fra i sessi e la lotta per eliminare la violenza nei confronti delle donne.
Sul finire degli anni settanta e precisamente nel 1977 nel nostro Paese viene introdotta una legge fondamentale in tema di parità sul lavoro fra uomini e donne vale a dire la legge n 903 che vieta qualsiasi discriminazione fondata sul sesso per quanto riguarda l’accesso al lavoro, Ma anche questa non basta a tradurre in fatti i diritti formali, bisogna aspettare il 2006 perché vengano introdotto dal legislatore le cosiddette “azioni positive” cioè “misure volte alla rimozione degli ostacoli che di fatto impediscono la realizzazione di pari opportunità sul lavoro-.Il “Codice delle pari opportunità tra uomo e donna” affida al Presidente del Consiglio dei Ministri il compito e la responsabilità di promuovere e coordinare le azioni di Governo volte ad assicurare pari opportunità,
Ma dal dire al fare si sa che il passo è spesso lento e irto di ostacoli, tant’è che Il piano delle azioni positive dell’Agenzia per la coesione territoriale affidata alla responsabilità della ministra del sud e della coesione territoriale Mara Carfagna e qui veniamo all’oggi per il triennio 2019 – 2021 torna sull’obiettivo della lotta alla discriminazione sui luoghi di lavoro, sottolineando come l’inclusione a parità di diritti delle donne nel mondo del lavoro sia indispensabili per rimettere in moto la crescita del Paese. In questo caso diventa, grazie ai vincoli posti dall’Unione europea all’Italia un obbligo da perseguire a tutti i livelli, se si vogliono avere i fondi del PNRR.
E’ di quest’anno la legge 5 novembre 2021 n. 162 pubblicata in vigore dallo scorso 3 dicembre che obbliga le aziende dal 1° gennaio 2022 a dotarsi di una “certificazione della parità di genere” e premia con uno sgravio contributivo chi ne è in possesso.
Il tema è entrato con forza quest’anno anche nel W20 presieduto da Linda Laura Sabbadini, che ha individuato nella discriminazione economica una delle forme più gravi e subdole di violenza, in grado di indebolire l’autonomia delle donne e di costringerle ancora ad una subalternità nei confronti degli uomini, ormai fuiori del tempo. quanto meno nell’area dell’Occidente e in particolare dell’Europa.
Parità economica e parità politica sono le due facce della stessa medaglia, ma in Italia bisogna arrivare al 2012 per avere con la Legge n. 2015 le Disposizioni volte a promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nelle amministrazioni locali, dove dal 2014 si supera ormai stabilmente, seppure con diverso numero di presenze a seconda delle aree geografiche, almeno la quota del 30% .
Ma in questi ultimi trenta anni è sul contrasto e sulla prevenzione della violenza contro le donne e il femminicidio che il nostro Paese ha legiferato con particolare costanza, sotto la pressione dell’Onu e dell’Unione europea.
Nel 2011 la Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa ha predisposto gli standard minimi per i governi in Europa nella prevenzione, protezione e condanna della violenza contro le donne e della violenza domestica, includendo l’obbligo per gli Stati di introdurre servizi di protezione e supporto come ad esempio, un adeguato numero di rifugi, centri antiviolenza, linee telefoniche gratuite 24 ore su 24, consulenza psicologica e assistenza medica per le vittime, invitando le autorità a garantire l’educazione all’uguaglianza di genere, alla sessualità e alle relazioni sane.
N.d.R.
“La Convenzione di Instanbul è il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante il cui principale obiettivo è quello di creare un quadro globale e integrato che consenta la protezione delle donne contro qualsiasi forma di violenza, nonché prevedere la cooperazione internazionale e il sostegno alle autorità e alle organizzazioni a questo scopo deputate.”
Dalia Bighinati