Atti

ATTI DEL SEMINARIO DI FAREDIRITTI

Convegno 18 aprile 2023

Presentazione

FareDiritti si è costituito due anni fa con l’obiettivo di portare a conoscenza delle donne ferraresi l’impegno preso dal PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza) di ridurre il divario di genere nel lavoro, a scuola, in famiglia, nella società del nostro Paese.

Per intercettare l’attenzione della cittadinanza e promuovere occasioni di divulgazione e di confronto,FareDiritti ha scelto il seminario come forma di comunicazione, finalizzata a coinvolgere le Istituzioni e a dare strumenti di conoscenza e di partecipazione alle cittadine e ai cittadini.

In questa ottica, dopo il primo seminario del 16 Giugno 2022, in cui FareDiritti ha messo in evidenza le criticità presenti nel Piano rispetto all’obiettivo dell’equità di genere, il seminario del 18 Aprile 2023 si è occupato di portare a conoscenza delle Associazioni femminili e della cittadinanza, sia i contenuti politico-economici del PNRR, sia i dati desunti da una prima rilevazione dei progetti sul territorio, già finanziati dal Piano, per vedere lungo quali direzioni si muovano i progetti dei Comuni della provincia e del capoluogo e in quale misura si pongano l’obiettivo di promuovere diritti e opportunità per le donne.

Ecco i temi del seminario, i nomi delle relatrici e dei relatori con i titoli degli interventi, di cui si uniscono testi e slide.

  1. Genesi e contenuti del PNRR con riferimento alla promozione dell’equità di genere nel mondo del lavoro.

PNRR: come dare più diritti e libertà alle donne? La scalata al mercato del lavoro. Dalia Bighinati

  1. I mezzi proposti dal Piano per incidere direttamente su questo obiettivo nel mondo delle imprese femminili.

Imprese Femminili a Ferrara – Pensare e progettare lo sviluppo del territorio riducendo il divario di genere nel mondo del lavoro. Jessica Morelli

  1. Se e come in questa fase i progetti finanziati a livello provinciale e comunale perseguano l’obiettivo della promozione dei diritti delle donne e dell’empowerment femminile – focus su un progetto specifico del Comune di Ferrara

I Progetti PNRR nella Provincia di Ferrara: quali ricadute sul lavoro femminile? Cinzia Bracci

I Progetti PNRR del Comune di Ferrara: come promuovono i diritti delle donne?Maria Gabriella Marchetti

Quale impatto sulla vita delle donne? Impianto Sportivo Polifunzionale Foro Boario. Andrea Maggi

  1. Modalità ed effetti dell’applicazione ai progetti PNRR di un nuovo modello di governance della P.A., che identifica nel concetto di “Valore pubblico” un più efficace sistema di valutazione.

Come misurare il Valore Pubblico nei due progetti “campione”, nell’ottica dell’equità di genere. Enrico Deidda Gagliardo

Relatrice Dalia Bighinati

Giornalista Telestense e autrice – Co-fondatrice di FareDiritti

PNRR, come dare più diritti e libertà alle donne?La scalata al mercato del lavoro”

Nel mese di luglio del 2020 il Consiglio europeo ha deciso di sostenere gli Stati membri UE colpiti dalla pandemia da Sars cov 2, con un fondo del valore di 750 miliardi di euro, meglio noto in Italia con i nomi di Recovery Fund, poi Recovery Plan, infine Next generation UE.

Per accedere al Fondo ogni Stato ha dovuto assumersi gli impegni, indicati dal programma NGEU come necessari per uscire dalla crisi non solo economica, ma sociale e psicologica, indotta dalla pandemia.

In buona sostanza una dose massiccia di investimenti avrebbe dovuto aiutare i Paesi membri ad attivare le terapie giuste per procedere verso la guarigione, non soltanto per tornare ad essere come prima della pandemia, ma per diventare migliori, cioè più virtuosi sul piano ecologico, più moderni sul piano delle tecnologie digitali, più evoluti e coesi sul piano culturale, sanitario e dei diritti.

Il 3 luglio 2021 la Commissione europea, approvando il piano del governo italiano, ha permesso all’Italia di accedere al fondo. L’Italia è il Paese che ha avuto più miliardi, perché colpito più gravemente dalla pandemia e perché aveva più cose da mettere a posto.

Un impulso generoso, che si è subito scontrato con i tempi strettissimi concessi sia per l’elaborazione del Piano, sia per la sua realizzazione, prevista entro giugno 2026.

Il Piano, in coerenza con i sei pilastri del Next Generation EU (NGEU),è articolato in sei Missioni, che sono gli ambiti vecchi e nuovi della vita economica e social, che necessitano di cambiamenti:

(1) digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo; 

(2) rivoluzione verde e transizione ecologica; 

(3) infrastrutture per una mobilità sostenibile; 

(4) istruzione e ricerca; 

(5) inclusione e coesione; 

(6) salute.

Esso prevede investimenti mirati e riforme che dovrebbero favorire il successo degli investimenti.

Fra i difetti di origine, dicevamo, ci sono i tempi strettissimi della sua elaborazione, che hanno avuto come conseguenza sia l’impossibilità di svolgere una consultazione ad ampio raggio, sia l’impossibilità di compiere una rilevazione attenta e selettiva degli investimenti e dei bisogni più funzionali alla ripresa.

Di qui le criticità messe in rilievo da molti osservatori

(cft. Seminario di Fare Diritti del 16 Giugno 2022:https://www.farediritti.it/2022/06/07/il-pnrr-e-la-parita-di-genere-a-ferrara-aspettative-e-realta/https://www.cdscultura.com/2022/06/politiche-pubbliche-e-parita-di-genere-nel-focus-ferrara-2021/?utm_source=mailpoet&utm_medium=email&utm_campaign=newsletter-cds-cultura-17-giugno-2022).

Per capire la gerarchia dei valori assegnati alle Missioni, basti dire che, sul totale di 191,5 miliardi di euro, erogati dall’UE, cui si sono aggiunti 13 miliardi del ReactU e 30 del Fondo Complementare governativo, più della metà sono riservati alle prime due missioni.

In sintesi i fondi del Piano, come si vede dalle slide 1,2,3, finanziano soprattutto investimenti in infrastrutture materiali e digitali:

Missione 1, 2, 3 -, quindi i progetti avanzati a livello centrale ( Ministeri ) e locale (Comuni, etc..), per ottenere i finanziamenti delle prime tre missioni, dovranno per la missione 1 produrre servizi digitali per le famiglie, per la Pubblica Amministrazione e per le imprese; mentre per le missioni 2 e 3 dovranno realizzare progetti in grado di attuare la transizione ecologica, garantire il rispetto dell’ambiente, prevedere modalità di produzione ad impatto minimo sugli equilibri naturali, realizzare una mobilità sostenibile.

Subito dopo ci sono le missioni 4, 5, 6, che riguardano istruzione, inclusione, salute; in sostanza i diritti di cittadinanza e le relazioni fra le persone.

Promuovono cultura, parità di diritti, parità di accesso ai servizi sociali e sanitari e ricerca scientifica in campo sanitario. Dovranno rimuovere i privilegi e le discriminazioni ancora presenti nella nostra società. In sostanza rendere concreti i principi di una reale democrazia, come recita la Costituzione Repubblicana.

Tutte le missioni si articolano a loro volta in componenti, in tutto 16, che entrano in modo più specifico negli interventi da attuare: slide 4, 5, 6.

Fra le sei missioni, la n.5 in particolare assume come proprie l’implementazione delle politiche per il lavoro delle donne e delle infrastrutture sociali per il sostegno alle famiglie, alle comunità e al Terzo Settore, più gli interventi mirati alla coesione territoriale: slide 7

  1. Politiche per il lavoro
  2. Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e Terzo settore
  3. Interventi speciali per la coesione territoriale

Le componenti della Missione 5 sono in sostanza le tre priorità poste dal PNRR come trasversali a tutte le missioni, slide 8, 9, considerate come principi guida degli investimenti e delle riforme.

Hanno l’obiettivo di ridurre i divari di genere, di generazione e fra i territori, individuando nella promozione dei diritti delle categorie svantaggiate, le donne, i giovani, i disabili, gli abitanti dei territori meno sviluppati, le basi di uno Stato più giusto e di uno sviluppo più equo.

Quanto al divario di genere, il PNRR ritiene che le leve per abbatterlo siano essenzialmente due: il lavoro e l’istruzione.

L’istruzione: perchéle donne frequentando scuola e università abbiano più consapevolezza dei loro diritti. I fatti dimostrano, inoltre, che a parità di livelli di istruzione raggiungono risultati migliori rispetto agli uomini.

Sarebbe giusto, a maggior ragione, fossero valorizzate e dessero il loro contributo ad una società che, dovendo cambiare il proprio modello di sviluppo, ha bisogno di un nuovo sguardo sul reale.

Il lavoro: perché l’Italia è in posizioni di retroguardia sul piano delle pari opportunità nelle graduatorie europee – slide 10 -, esoprattutto perché il lavoro è un volano di autonomia e di emancipazione, quindi una condizione imprescindibile per consentire alle donne maggiore autonomia e libertà.

(Va detto che non tutti i lavori servono a questo scopo. Servono lavori equamente retribuiti e corrispondenti alle capacità e alle attitudini femminili. In particolare servono lavori di qualità, con possibilità di carriera. Servono donne valorizzate in azienda e nel pubblico impiego per i loro titoli di studio e i loro meriti.

Si deve porre fine all’alternativa, cui molte donne sono costrette, fra maternità e lavoro e alle penalizzazioni di carriera, che devono spesso subire, perché assorbite dal lavoro di cura domestico. Rinunciare al lavoro o essere costrette al part time e allo smart working sono scelte nobilissime, quando sono scelte libere, non lo sono, quando diventano scelte obbligate).

In particolare ciascuna delle sei missioni dovrebbe contenere interventi volti a favorire direttamente o indirettamente la partecipazione delle donne al mercato del lavoro salariato e attenuare le asimmetrie, che ostacolano il raggiungimento di una parità di genere negli ambiti scolastico, domestico, lavorativo.

Nel dettaglio si fa riferimento a queste misure: slide 11 e 12

(a) misure rivolte ad aumentare il tasso di partecipazione femminile al lavoro e congiuntamente accrescere il tasso di occupazione femminile; 

(b) misure dirette e indirette finalizzate alla crescita dell’occupazione delle madri, attraverso il potenziamento di servizi che favoriscono la conciliazione vita-lavoro (ad esempio servizi educativi per l’infanzia, diffusione del tempo pieno, mense scolastiche e infrastrutture sportive nelle scuole);

(c) misure dirette e indirette a ridurre le asimmetrie persistenti nel lavoro familiare (riduzione del carico di lavoro non retribuito di cura e disponibilità di infrastrutture più efficienti); 

(d) misure dirette e indirette per aumentare il numero di laureate nell’area STEM; (e) misure dirette e indirette a ridurre le situazioni di grave deprivazione abitativa, che molto spesso colpiscono le famiglie monoparentali composte da donne con figli (interventi di edilizia pubblica residenziale);

(f) misure dirette e indirette sulla speranza di vita in buona salute delle donne attraverso il potenziamento dell’assistenza sanitaria primaria territoriale e il rafforzamento dell’assistenza sanitaria intermedia e delle sue strutture.

Sono misure che fanno riferimento alla Strategia Nazionale Di Genere: 13° slideche si concentra su cinque priorità e pone, fra i risultati attesi, l’incremento del tasso di occupazione femminile (+4 punti percentuali) e la scalata di 5 punti nella graduatoria EIGE (clicca qui European Institute for Gender Equality).

Le 5 priorità strategiche sono:

  1. Lavoro
  2. Reddito
  3. Competenze
  4. Tempo
  5. Potere

Accanto agli investimenti ci sono le riforme: della Giustizia, della Pubblica Amministrazione, della Concorrenza e Semplificazione (fra le più importanti); più altre riforme che accompagnano la realizzazione del Piano, come la riforma fiscale, il Family Act, le politiche del lavoro, ammortizzatori sociali, politiche industriali e una legge che disciplina il consumo di suolo. Tutte puntano a ridurre gli oneri burocratici e a rimuovere i vincoli che hanno fino ad oggi rallentato la realizzazione degli investimenti o ne hanno ridotto la produttività.

Grazie per l’attenzione.

Relatrice Jessica Morelli

Imprenditrice – Presidente CNA Impresa Donna Ferrara clicca qui: https://www.cnafe.it/cna-ferrara/rappresentanza/raggruppamenti-di-interesse/cna-impresa-donna/ – Vice Presidente CNA Ferrara – Co-fondatrice FareDiritti

Imprese Femminili a Ferrara – Pensare e progettare lo sviluppo del territorio
riducendo il divario di genere nel mondo del lavoro”

Ferrara ormai da anni ha un numero di imprese femminili superiore alla media regionale e nazionale, primato che va assolutamente sostenuto e alimentato, alcuni dati di Marzo 2023 dell’Osservatorio sull’Economia della CCIAA di Ferrara:

Imprese attive nel 2022 e variazione rispetto 2021:

Totale: 29.493 / 1.445 imprese in meno pari al – 4,7%
tra i settori più colpiti: Commercio, Servizi alla persona, Ristorazione e Hotel Settori a prevalenza femminile

Femminili 6.986 (23,7%) con un calo di 231 imprese pari al 3,2%

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Occupati nelle IMPRESE nel 2022 e variazione rispetto 2021

Totale: 95.131 – +877 pari al 0,9%

Femminili 19,355 (20,3%) con un aumento di 1.426 unità pari al 8%

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Occupati anno 2022

Totale: 143.412 di cui

Donne 63.694 (44%) – 2.286 in meno del 2021 pari al -3,5%

Uomini 79.717 (56%) -1.168 in meno del 2021 pari al – 1,4%

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Tasso disoccupazione:

Totale a Ferrara 8,1%

Uomini a Ferrara 6,6 %

Donne a Ferrara 9,9 %

Emilia Romagna 5,0%

Italia 8,1%

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Ultimo dato quello delle dimissioni delle neo mamme nei primi tre anni di vita dei figli:

  • nel 2020 le Province di Ferrara e Rovigo registravano 470 risoluzioni,
  • nel 2021 il dato è salito a 565,
  • del 2022 non ho i dati ma confermano la tendenza del 2021.

Anche gli uomini dopo il lockdown hanno aumentato le dimissioni volontarie ma 1/3 rispetto alle donne.

È sancito dalla struttura stessa del PNRR che l’obiettivo è utilizzare le risorse stanziate a livello europeo, al fine di cercare di risolvere e depotenziare alcuni nodi problematici presenti nel Paese che ostacolano, o almeno in parte, rallentano lo sviluppo e la crescita economica.

Sono stati individuati i tre assi strategici tra cui quello dell’INCLUSIONE SOCIALE che ha come priorità la parità di genere, la protezione e la valorizzazione dei giovani e il superamento dei divari territoriali.

In pratica il PNRR, ma ogni analisi socio economica sul nostro paese, ci dice che tra gli ostacoli che frenano la ns. crescita ci sono queste forti criticità e che su queste occorre intervenire in maniera importante, consapevole e costante nel tempo.

Quelle di cui parliamo sono criticità difficili da risolvere soprattutto se lo si fa con interventi spot e scollegati tra loro.

La Parità di Genere cosi come la questione giovanile hanno bisogno di essere affrontate dal punto di vista economico, sociale e culturale con grande continuità e soprattutto sulla base di una progettualità condivisa dai diversi soggetti che abitano e gestiscono i diversi ambiti.

Questo è un punto per me fondamentale, le difficoltà di attuazione che sta incontrando il PNRR ci sta insegnando questo: ci siamo trovati improvvisamente come sistema paese a gestire e pensare investimenti importanti senza avere alle spalle una vera e seria progettualità, una visione condivisa.

Non voglio qui entrare nel merito di colpe o responsabilità, non è questo che mi interessa ora, voglio però dire che non esiste solo il PNRR, esistono fondi europei e altre occasioni che si presenteranno nei prossimi anni, sarebbe un grave errore se forti di questa esperienza ci arrivassimo senza una progettualità e visione di sistema condivisa e basata sulla responsabilità sociale che mette al centro le criticità che abbiamo evidenziato.

Permettetemi di raccontarvi un aneddoto che considero in qualche modo illuminante:

In un convegno a cui ho partecipato una Dirigente di Microsoft alla domanda

“Come fa una multinazionale come la vostra ad affrontare e risolvere le criticità?”,

la risposta fu: “Se la criticità è tale spesso è perché non è mai stata affrontata e quindi non lo sarà mai solo dicendosi che è una criticità, bisogna imporsi un metodo per essere certi che tutti se ne occupino davvero”.

Il metodo che noi usiamo prevede due step:

  1. La condivisione e presa di coscienza di quella criticità da parte di tutti i soggetti a qualsiasi livello
  2. L’applicazione di un metodo definito: ogni volta che si affronta QUALSIASI decisone o tema è obbligatorio porsi la domanda “come e cosa posso fare perché anche questo intervento incida sulla risoluzione di quella criticità?”

Se trovo la soluzione ho fatto un passo avanti, se la questione è troppo distante e non potrà mai incidere ho comunque affrontato il problema.

Sono fortemente convinta che se vogliamo davvero fare passi avanti sulla Parità di Genere dobbiamo imporci questo metodo:

  1. Partire da una progettualità sociale consapevole e condivisa
  2. Chiederci sempre (e pretendere che tutti lo facciano) come ciò che facciamo o progettiamo, in qualsiasi ambito noi stiamo operando, possa incidere sulla parità di genere

Tornando al PNRR la missione 5 “coesione e inclusione” ha tra gli obiettivi due misure strategiche:

  1. la valorizzazione dell’imprenditorialità femminile con creazione Fondo Impresa Donna
  2. l’introduzione e definizione di un sistema nazionale di Certificazione della parità di genere

Fondo Impresa Donna

Alcuni dati:

4.985 le imprese nuove o costituite da meno di un anno che hanno presentato domanda per il Fondo impresa femminile.

8.095 le imprese attive da oltre 1 anno

Fondamentale e prioritario avere misure specifiche di sostegno per le imprese femminili, questa prima edizione del Fondo Impresa Donna ha però evidenziato delle criticità che vanno superate.

La dotazione finanziaria prevista è stata assolutamente sottodimensionata rispetto alle richieste.

Ancora una volta ci si è affidati ad un odioso CLICK DAY

Non si può trasformare un importante incentivo Economico per le imprese in una lotteria. Domande presentate 7 minuti dopo l’apertura del bando non sono state ammesse perché il fondo era esaurito.

Questo vuol dire che non c’è stato davvero un Fondo per l’imprenditoria femminile a disposizione di chi vuole fare impresa, semplicemente si è tentata la fortuna senza nessuna valutazione qualitativa dei progetti presentati.

L’ imponente richiesta di partecipazione a questi bandi però è la dimostrazione che le donne che vogliono fare impresa e che decidono di investire sui propri progetti ce ne sono e vanno assolutamente incentivate, occorre però:

  • maggiore capienza economica dei bandi
  • continuità nel tempo degli incentivi che consenta una progettualità imprenditoriale
  • evitare click day e formulare dei bandi con regole di accesso capaci di valorizzare la qualità ed efficacia dei progetti
  • prevedere una spesa minima di accesso al bando che consenta anche alle micro e piccole imprese di poter accedervi

Certificazione di Parità di Genere

Altro importante strumento introdotto dal PNRR è sicuramente Il Sistema di certificazione della parità di genere, introdotto nella Missione 5 “Inclusione e Coesione” del PNRR nel 2021 e diventato operativo a fine 2022, mira a promuovere una maggiore e migliore inclusione delle donne nel mercato del lavoro. Sono stati destinati a questa finalità 10 milioni di euro.

Non è un percorso semplice né banale: è una vera Certificazione con iter simile alle UNI ISO

La norma individua 6 Aree di indicatori:

1. Cultura e strategia (5.2);
2. Governance (5.3);
3. Processi HR (risorse Umane) (5.4);
4. Opportunità di crescita in azienda neutrali per genere (5.5);
5. Equità remunerativa per genere (5.6);
6. Tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro (5.7).

I vantaggi previsti dalla norma per le imprese Certificate sono:

1) Uno sgravio contributivo dell’1% fino a 50mila euro all’anno

2) Un punteggio premiale per la concessione di aiuti di stato e/o finanziamenti pubblici in genere.

3) Premialità nei bandi di gara per l’acquisizione di servizi e forniture che determinerà un miglior posizionamento in graduatoria.

A mio avviso l’importanza primaria di questa certificazione sta nel poter diventare l’occasione di cui parlavo all’inizio del mio intervento, l’occasione per darsi un metodo per mantenere centrali le tematiche di genere potendo avere un costante monitoraggio e dare risposte e azioni concrete.

Obiettivo dichiarato dal ministero della Pari Opportunità e l’ottenimento della certificazione da parte di almeno 800 imprese, di cui almeno 450 di dimensioni micro, piccole e medie entro giugno 2026.

Come dicevo prima non è un percorso semplice, necessita di assistenza per la preparazione, modifiche di organizzazione aziendale ed un ente certificatore quindi un iter che ha bisogno di tempi e costi non facilmente sopportabili da piccole e micro imprese.

Anche in questo caso c’è bisogno di incentivare questo processo, alcune Camere di Commercio hanno promosso incentivi a sostegno delle aziende che hanno deciso di Certificarsi, spero che presto anche a Ferrara ci sia questa possibilità.

Chiudo sulla Certificazione annunciandovi con grande piacere ed un pizzico di orgoglio che CNA Ferrara, che oltre ad essere un’associazione di rappresentanza è un’azienda con 160 dipendenti di cui oltre il 70% donne, ha già avviato il percorso ponendosi l’obiettivo di acquisire la Certificazione di Genere entro l’anno, diventando probabilmente una delle prime se non la prima Associazione di categoria ad ottenere la Certificazione.

Progetti PNRR Ferrara

Lo vedremo meglio tra poco ma i progetti presentati e approvati nella nostra provincia sono principalmente ristrutturazioni, rigenerazione urbana o opere pubbliche. A volte diventa difficile trovare una reale ricaduta sulle questioni di genere su questi interventi.

Aldilà dell’applicazione della ‘clausola di condizionalità’ prevista dal PNRR, per la quale gli aggiudicatari di bandi devono destinare ai giovani under-36 e alle donne almeno il 30% dell’occupazione creata in esecuzione del contratto.

Deve esserci anche un forte impegno da parte delle amministrazioni e di tutti i soggetti per avviare a breve una progettualità condivisa che consenta l’utilizzo di questi spazi rigenerati con attività e servizi utili a diminuire il divario di genere o ad aumentare l’occupazione femminile.

Non c’è dubbio che uno dei temi principali quando si parla di Parità di Genere nel mondo del lavoro, sia quello della Conciliazione tempi Vita-Lavoro.

Anche qui prima di entrare nel merito bisogna che facciamo il salto di qualità, faccio mia la proposta della Prof.ssa Tarricone fatta qualche giorno fa durante la presentazione della rete dei CUG della Provincia.

Non dobbiamo parlare di Conciliazione ma di CONDIVISIONE TEMPI VITA-LAVORO.

Dobbiamo avere gli asili, i servizi e tutto quello che può essere utile per permettere la gestione FAMILIARE necessaria alla cura dei figli e caregiver compatibile con il lavoro di tutta la famiglia. Anche se allo stato attuale sono misure che ovviamente incidono più sulle donne vanno pensate per tutti altrimenti in qualche modo rischiamo di alimentare anche culturalmente il divario di genere.

Uno studio McKinsey rivela che il 40% dei lavoratori a livello mondiale è intenzionato a cambiare lavoro nei prossimi mesi, e nel nostro Paese le dimissioni sono cresciute di oltre un terzo rispetto al 2021.

L’Osservatorio sul precariato dell’Inps ha recentemente pubblicato i nuovi dati che ribadiscono che il boom delle dimissioni è una realtà anche per l’Italia. Nei primi sei mesi del 2022 le cessazioni sono state 3.322.000, in aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+36%) per tutte le tipologie contrattuali.

Le cause che portano a questa drastica decisione sono le più svariate: dal burnout, alla ricerca di un posto che preservi il benessere, al desiderio di poter avere la possibilità di gestire le giornate di lavoro difendendo il work-life balance.

Welfare e politiche per la CONDIVISIONE dei tempi di vita e di lavoro sono quindi fondamentali per tutto il nostro tessuto sociale e produttivo a prescindere dal genere.

Concludo ribadendo l’auspicio che questa esperienza del PNRR e la responsabilità sociale che tutti dobbiamo avere ci faccia lavorare come sistema territorio per progettare e creare una nostra visione futura capace di sfruttare e intercettare le occasioni che arriveranno dai vari fondi europei e regionali per creare una crescita economica e sociale del territorio inclusiva e attrattiva.

Grazie per l’attenzione.

Relatrice Cinzia Bracci

Presidente C.D.S. Cultura OdV – Co-fondatrice FareDiritti

Progetti PNRR nella Provincia di Ferrara: quali ricadute sul lavoro femminile?”

Buon pomeriggio a tutte e a tutti,

io tratterò il tema del PNRR e Parità di Genere nei progetti presentati in provincia di Ferrara.

Detto così potrebbe essere come “cercare l’ago nel pagliaio”, dove il pagliaio è ovviamente il PNRR.

Ma senz’altro ce la faremo, grazie al monitoraggio della Regione Emilia-Romagna sui progetti presentati e ammessi a finanziamento, i cui dati sono a disposizione sul sito della Regione al link https://pnrr.regione.emilia-romagna.it/.

Grazie a quanto è presente in rete, siamo pertanto in grado di capire cosa sta avvenendo, sul versante del finanziamento, nelle singole province.

Ad oggi non sappiamo come e se, potremo avere anche il monitoraggio sull’uso delle risorse e come sarà l’andamento nella concreta realizzazione dei progetti: questo resta un vuoto di conoscenza su cui molti soggetti stanno chiedendo al Governo di intervenire per consentire una informazione completa e una partecipazione democratica dei cittadini, fornendo la massima trasparenza alla realizzazione di questi investimenti.

Da alcuni mesi in CDS stiamo analizzando questi dati grazie al gruppo di lavoro di cui faccio parte insieme alla Dott.ssa Cecilia Tassinari e al Prof. Aurelio Bruzzo, unitamente alla Sociologa Annalisa Ferrari per la parte relativa alla Certificazione di Parità di Genere, che ringrazio per il supporto anche per questo intervento.

La Regione, nelle note metodologiche, spiega che si tratta di un monitoraggio sperimentale, quindi non strettamente scientifico. Ma noi di FareDiritti, che ci definiamo “empatiche, attive e imperfette”, accettiamo di buon grado, anzi facciamo nostre, eventuali imperfezioni della Regione.

Nell’illustrare i numeri, mi preme precisare che i dati della Regione includono sia le risorse del Next Generation EU (191,5MLD) che quelle del PNC – Piano Nazionale Complementare (30,6 MLD).

Nella slide vediamo 2 cartine dell’Emilia-Romagna; la gradazione più scura del colore indica la maggior intensità di risorse PNRR aggiudicate in ambito provinciale.

La cartina a sinistra mostra l’impatto per ambito provinciale (Bologna è prima, Ferrara terza dopo Modena).

La cartina di destra mostra l’importo per abitante e in questo Ferrara è prima (con circa 2.000,00 euro/abitante anche in conseguenza della scarsa popolazione, con indici di vecchiaia e di dipendenza che, come sappiamo, inducono forti preoccupazioni per la tenuta delle prospettive economiche e sociali).

Per entrare più nel dettaglio dei dati ferraresi:

Oltre 63 milioni di euro è l’importo al 20 marzo (data a cui risale l’ultimo aggiornamento di Opendata della Regione) per 769 progetti, suddivisi nelle 6 Missioni del PNRR, cioè le 6 priorità strategiche.

Si nota subito che la Missione 2 – “Rivoluzione Verde/ transizione ecologica” – è la “più gettonatacon oltre 340 milioni.

Si vede con più chiarezza nella slide 3

Sottolineo che la maggior parte delle risorse e dei progetti di questa missione va alla componente “Tutela del territorio e della risorsa idrica”, fatto molto importante in un territorio che rischia la desertificazione e, contemporaneamente, di allagarsi per l’innalzamento del mare o in mancanza dell’azione degli impianti della bonifica.

Ma cosa ci dice immediatamente questa slide, pensando alla Parità di Genere?

Ci dice che la maggior parte delle risorse va a quei settori lavorativi ad alta intensità di lavoro maschile. Questo vale in generale per tutto il PNRR; vale anche, e forse maggiormente, per Ferrara.

Occorre quindi agire con molta determinazione sul ruolo delle stazioni appaltanti perché inseriscano nelle gare per l’esecuzione dei progetti, le condizioni previste sulle assunzioni di personale femminile e giovani, controllandone la concreta realizzazione insieme all’applicazione di premialità collegate alla certificazione di genere. Su questo aspetto non vado oltre perché l’intervento dell’assessore Maggi si richiama anche a questi temi riportando un caso specifico. Aggiungo solo che guardando il sito del Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara, una delle stazioni appaltanti con più progetti e rilevanti risorse aggiudicate, queste condizionalità riferite all’occupazione femminile sono presenti nei bandi. Bisognerà poi darsi strumenti per monitorare l’attuazione.

Tornando al PNRR e ai documenti che lo compongono, veniamo all’altro aspetto della Parità di Genere che riguarda i progetti presentati in provincia di Ferrara.

La Strategia Nazionale per la Parità di Genere ha individuato 5 priorità: lavoro, reddito, competenze, tempo, potere; l’obiettavo da raggiungere entro il 2026 grazie al PNRR è risalire di 5 punti nella classifica europea determinata dall’Indice di Parità che si compone di 6 “domini” (dal 2023 diventano 7 perché verrà introdotta la “Violenza”)

L’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (European Institute for Gender Equality — EIGE) è stato fondato nel 2010 per rafforzare e promuovere la parità di genere in tutta l’Unione europea (UE).

L’indice sull’uguaglianza di genere costituisce un importante strumento politico per misurare l’evoluzione della parità di genere registrata nell’UE nel corso del tempo. Ogni anno l’indice assegna all’UE e agli Stati membri un punteggio da 1 a 100. Il punteggio di 100 significa che un paese ha raggiunto la piena parità tra donne e uomini. L’Italia si colloca al 14° posto in Europa con indice 65; la media europea è 68,60. (https://eige.europa.eu/gender-equality-index/2022/IT)

Il PNRR ha tradotto la Strategia e i Domini in 6 Indicatori che si richiamano in parte ai BES (Benessere Equo e Sostenibile) cui ha dedicato 34 linee di finanziamento (Misure dirette e indirette), attribuendole all’interno delle Missioni.

Preciso che sulle 34 linee di finanziamento Maria Gabriella Marchetti ed io ci siamo confrontate a lungo, perché leggendo la numerosa documentazione che accompagna il PNRR e cercando in diversi siti, il numero definitivo non è scontato arrivando fino a 49 se si inseriscono riforme e sottomisure.

In conclusione ho scelto di utilizzare le 34 Misure di finanziamento: la decisione sconta forse un limite di “precisione e di approfondimento” ma non tralascia progetti ed è più semplice da individuare e utilizzare scorrendo i progetti nella complessità intrinseca al PNRR.

Incrociando i 769 progetti finanziati a Ferrara con le 34 Misure otteniamo il seguente risultato: 76 progetti (circa il 10% rientrano tra le “Misure indirette” per la Parità di Genere, per un importo complessivo di circa 100 milioni di euro, pari al 16% del finanziamento complessivo. Sono Misure indirette; ciò significa che dalla loro realizzazione si ipotizzano effetti positivi sui sei Indicatori.

Vediamo di cosa stiamo parlando, con l’avvertenza che per poter essere più certi della lettura che stiamo facendo, occorrerebbe poter disporre dei singoli progetti, entrando quindi nei contenuti dichiarati.

Due progetti da aziende turistiche per cui si può presumere un effetto positivo sull’occupazione femminile, trattandosi di un settore ad alta “femminilizzazione”.

“sicuro, verde e sociale” si richiama al Miglioramento delle condizioni di vita.

Un intervento che si suppone possa migliorare l’utilizzo del treno diminuendo i tempi di percorrenza, incidendo quindi sulle condizioni di lavoro.

Per i primi due gruppi di progetti ci troviamo in un’area in cui si può supporre un incremento di occupazione femminile per le caratteristiche del settore e concorrere alla conciliazione/condivisione.

Bisognerebbe poter entrare più nel dettaglio dei due successivi progetti, ma per come si presentano rientrano nell’area STEM o STEAM (trattandosi di un progetto presentato per il Conservatorio Frescobaldi), ma non come misura diretta.

Vale quanto detto in precedenza per i due primi progetti; il terzo riguarda il disagio e potrà produrre un beneficio se intercetterà donne.

Missione sanità: l’indicatore riguarda la speranza di vita alla nascita.

Potrebbe esserci anche un riscontro occupazionale considerata la femminilizzazione del settore.

Quindi possibili benefici, ma non certezze.

Concludo con alcune considerazioni

I dati sull’occupazione femminile a Ferrara non si discostano molto dall’andamento regionale e certamente siamo molto più avanti di quanto si riscontra a livello nazionale.

Ma ciò non ci tranquillizza; infatti nell’ultimo anno si riscontra un peggioramento in controtendenza con quanto avviene nel resto della regione.

Andamento demografico e condizione dei giovani sono due emergenze da tenere sempre molto attenzionate, che necessitano di interventi soprattutto perché tra i giovani molte sono le giovani disoccupate e NEET anche se hanno titoli di studio.

Ne discende un ulteriore considerazione che riguarda il Focus Ferrara. Quasi tutta l’attività collegata al PNRR, i progetti presentati, sono al di fuori del tavolo provinciale, nonostante quanto sottoscritto da oltre 50 decisori istituzionali, di rappresentanza del lavoro e delle imprese, del terzo settore, del sistema sanitario, oltre a UNIFE, SIPRO, Delta 2000 ecc.., che potete leggere nella slide 17.

Una domanda a tutti i decisori che in molti casi sono anche i presentatori dei progetti: quale strategia alla base delle scelte sul PNRR a Ferrara?

Infine una proposta.

Ancora dal Focus Ferrara al capitolo “pari opportunità di genere” si condivide la proposta di istituire un tavolo provinciale, che ad oggi non è stato realizzato.

Riteniamo che si dovrebbe dare attuazione a quanto proposto, aggiungendo che sarebbe opportuno monitorare l’andamento del PNRR potenziando e mettendo in sinergia gli uffici statistici già presenti (in provincia che già partecipa al progetto BES, in CCIAA, nei Comuni e in molte associazioni).

Ne abbiamo parlato con il Presidente della Provincia e con la Consigliera di Parità Annalisa Felletti.

Da questo convegno rilanciamo la proposta perché al di là dei numeri, delle buone intenzioni, poi occorre avere certezza dei risultati.

Grazie per l’attenzione.

Relatrice Maria Gabriella Marchetti

Osservatorio nazionale politiche parità di genere del Dipartimento Pari Opportunità Presidenza Consiglio dei Ministri – Co-fondatrice FareDiritti

Progetti PNRR del Comune di Ferrara: come promuovono i diritti delle donne?”

Entrando nello specifico dei progetti del PNRR del comune, bisogna inizialmente sottolineare che, a seguito del processo di decentramento avviato negli anni 90, l’ordinamento italiano ha concesso una forte autonomia ai comuni in sede di definizione e scelta dei propri investimenti sul territorio.

I fondi PNRR vengono, quindi, erogati direttamente dal Governo centrale ai Comuni (ca. 30 mld €) – che sono importanti soggetti attuatori – mediante la pubblicazione di bandi. Al fine di mantenere una guida centrale in ambito infrastrutturale e sanità, il PNRR non ha previsto interventi realizzabili dai Comuni per le Missioni 3 e 6.

Il Comune di Ferrara è attivo sugli altri cluster e ha creato una cabina di regia che oltre a sovrintendere e supervisionare le attività di costruzione e sviluppodel PNRR deve coordinarsi con gli altri enti del territorio (es. ASL- Università- etc).

Questo coordinamento, locale, provinciale ed interprovinciale, è molto importante per una migliore efficacia e vantaggio territoriale.

Si vede la divisione dei progetti del Comune di Ferrara che sono in totale 58 (56 per il Comune perché il progetto “cavalcavie” è stato diviso in 3 dalla regione mantenendo lo stesso importo totale) con un valore di 80 milioni circa.

Classificando i progetti in base al tipo di impatto definito dal MEF per la parità di genere si rileva che la maggior parte dei progetti sono “non classificabili” per il genere e che non ci sono progetti “ad impatto diretto”.

Ad impatto indiretto ne contiamo 13, nelle missioni 2 – 4 e 5 che corrispondono al 22 % dei progetti totali, pari ad un importo economico di 16 milioni di € circa.

Se li analizziamo per Missione, nella Missione 2 ci sono 2 progetti di riqualificazione energetica in due stabili siti in via Bologna ed in via Verga. L’importo è abbastanza importante, più di 5 milioni di euro con destinatari, in entrambi i casi, gli abitanti degli edifici residenziali.

La ristrutturazione degli edifici, il miglioramento abitativo e della classe energetica può intervenire come impatto indiretto di genere se destinato a colmare un bisogno essenziale, quale “la casa” soprattutto per coloro che hanno minor capacità di acquisto oggi rappresentati prevalentemente da donne a cui sono affidate anche la maggior parte delle famiglie monoparentali.

L’alert che pongo su questi interventi economicamente importanti per due stabili, è che per avere un reale impatto indiretto, serve sia un’attenta verifica dei criteri di assegnazione, che deve essere paritaria, sia una verifica della durata delle assegnazioni che deve consentire una corretta rotazione.

Inoltre, a fronte della realtà dei dati, è necessaria una prioritizzazione delle assegnazioni a donne con minor capacità di spesa e/omonoparentali.

Nella Missione 4 i progetti riguardano 3 nuovi asili nido e 4 nuove mense scolastiche: scelta appropriata per le finalità PNRR.

Anche qui un alert!

È stata fatta una valutazione della copertura geografica degli asili esistenti rispetto agli asili creati? Questo al positivo riscontro della reale necessità di questi progetti per la copertura territoriale di questi importanti servizi.

La bassa natalità (Ferrara, secondo un articolo del 2022 del sole 24ore, è il fanalino di coda italiano con 5,81 nati/1000 abitanti – dato 2022) supporta i progetti?

Inoltre i dati ISTAT del comune dicono che già oggi copriamo il 33% dell’assistenza ai bambini sotto i 3 anni, obiettivo fissato dall’EU per il 2025.

Bene per le mense che liberano tempo per le donne.

Nella Missione 5 i progetti sono 4, diversi negli obiettivi e nei destinatari.

Nel progetto “L’autonoMIA cresce insieme”, i destinatari sono cittadini con disabilità e l’obiettivo è migliorare l’autonomia delle persone attraverso la rimozione delle barriere architettoniche nell’accesso all’alloggio, favorendo contestualmente le opportunità lavorative.

Il progetto “S. Rita il miracolo dell’impossibile” prevede soluzioni di ospitalità per i senza dimora che abbiano necessità di un percorso di dimissioni protette ed ha come obiettivo il potenziamento del sistema di Housing first.

Nel progetto “Start Up Famiglie”, l’obiettivo è replicare il progetto PIPPI lanciato negli anni scorsi sia dall’UE che dalla Regione Emilia-Romagna. Sono pratiche di intervento nei confronti delle famiglie cosiddette “negligenti” al fine di ridurre il rischio di maltrattamento e il conseguente allontanamento dei bambini dal nucleo familiare. I destinatari sono 30 famiglie ferraresi in situazione di vulnerabilità.

Il “Progetto Casa Tua” riguardainterventi finalizzati per un supporto agli anziani attraverso la realizzazione di ascensori al servizio degli alloggi e la dotazione negli stessi di sensori ambientali che monitorino i movimenti dei residenti ed altri parametri come la temperatura, l’umidità, la luminosità ed il livello di CO2.

L’alert che pongo è che sono senz’altro progetti positivi ma, come per i progetti della Missione 2, necessitano di un’attenta definizione del target degli “utenti bisognosi” e di un piano integrato (altri Enti-Strutture) di reinserimento attivo nella società per un adeguato turnover.

In particolare, poi, nel “Progetto Casa tua” in cui i destinatari sono over 65 non autosufficienti sono necessarie integrazioni con altre strutture/iniziative di supporto (es. ASL) per essere un reale progetto con impatto sul genere anche se indiretto, dato che l’attività di cura parentale riguarda con netta prevalenza il mondo femminile.

Vorrei da ultimo allargare lo sguardo sui progetti perché alcuni, classificati come “non classificabili” per il genere, a mio parere potrebbero avere, invece, un impatto positivo importante.

Nella Missione 1: “Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo”, i progetti del Comune, a parte l’efficientamento energetico nella Sala Estense riguardano tutti ampliamenti delle piattaforme digitali della P.A. con destinatari tutta la cittadinanza. Non sarebbe necessaria una formazione nell’uso degli strumenti digitali con maggiore attenzione alle donne che sono a casa? Nei tantissimi edifici ristrutturati (Missione 5) non si potrebbe a cadenza programmata creare corsi di alfabetizzazione digitale che raggiungerebbero facilmente anche la popolazione di prossimità?

Nella Missione 2: “Rivoluzione verde e transizione ecologica” sottolineo la mancanza di interventi in agricoltura, significativa per il lavoro femminile, ma se esistono progetti di altri attuatori sarebbe opportuno un raccordo. Bene per la scelta di mezzi ecologici, ma se deve essere una vera “rivoluzione” ed avere un impatto indiretto sul genere deve tener conto delle moderne esigenze del lavoro femminile.

Nella Missione 4: “Istruzione e ricerca” vorrei focalizzare l’attenzione sull’importante, costante richiamo di tutte le istituzioni e non, della necessità di un cambio culturale. Per avere domani adulti privi di stereotipi di genere è indispensabile un piano di raccordo tra istruzione primaria, secondaria e universitaria perchè anche nelle strutture iniziali si favoriscano azioni di attenuazione del divario di genere.

A questo proposito richiamo fortemente l’attenzione sulla segregazione formativa di genere. Le analisi si focalizzano sulla segregazione formativa femminile, tralasciando completamente lo studio del fenomeno della prospettiva maschile.

Da questo si deduce che è socialmente ritenuto problematico il fatto che le ragazze si tengano ancora lontane da corsi di studio tecnico-scientifico, ma non appare invece un argomento degno di interesse il fatto che i ragazzi siano un’esigua minoranza in percorsi di studio che conducono a professioni educative e di cura.

Un ragazzo che decide di iscriversi a corsi di laurea come Scienze dell’infanzia, Scienze della formazione, Infermieristica, Scienze del servizio sociale si prepara a svolgere professioni che nell’immaginario comune sono ritenute “femminili”, ma non solo: sono anche dequalificate sia per quanto concerne il prestigio sociale sia per quanto riguarda il riconoscimento economico.

Mancano strategie nazionali volte a superare gli stereotipi di genere che condizionano fortemente anche i percorsi formativi maschili e neppure il PNRR contempla misure che favoriscano un coinvolgimento diretto degli uomini.

Nella Missione 5: “Inclusione e coesione”, dove troviamo la maggior parte dei progetti con impatto indiretto sul genere, ci sono molte iniziative di ristrutturazione di stabili che sono in frazioni molto vicine e con densità di abitanti molto contenuta. In queste strutture si potrebbero organizzare attività di crescita culturale e di indipendenza (digitale, economica) con un effetto positivo sul genere.

A questo proposito bisogna tener presente che gli stabili riqualificati vanno poi gestiti e che la gestione va finanziata; così come gli eventi ospitati nelle strutture vanno organizzati con una visione programmata e strutturata per non contemplare solo attività di occasionale volontariato. La stessa logica può essere applicata al “Centro famiglie” di Pietro Lana della Missione 4.

In conclusione il PNRR è un buon punto di partenza ma non può essere considerato un punto d’arrivo. La finalità deve essere un paritario inserimento delle donne nel mondo del lavoro a tutti i livelli e in tutte le forme, vero motore del cambiamento.

Ugualmente dovrebbero essere contemplate misure per favorire un coinvolgimento diretto degli uomini per il superamento del divario di genere.

Oggi siamo nella fase di “messa a terra” dei progetti che abbiamo analizzato, e non possiamo non domandarci:

  • Come primo passo, stiamo rispettando il Gender Procurement (decreto-legge 77 del 2021) -parità di genere negli appalti?
  • Le imprese tendono ad aggirarlo avvalendosi della possibilità di deroghe?
  • Quali le motivazioni addotte?

Grazie per l’attenzione.

Relatore Andrea Maggi

Assessore allo Sport, Lavori Pubblici, Piano Strategico, Recovery Fund Comune di Ferrara

Presentazione di 2 progetti “campione” del Comune di Ferrara: quale impatto sulla vita delle donne? Impianto Sportivo Polifunzionale Foro Boario”

Sono molto lieto di partecipare a questo incontro che segue di circa 11 mesi quello precedente, sempre organizzato da FareDiritti, e sempre in tema PNRR, svoltosi alla Camera di Commercio.

Tra l’altro questo convegno segue quello svoltosi ieri, organizzato dal Movimento Federalista Europeo, a cui ho volentieri partecipato con un mio intervento.

Tra le varie indicazioni in materia di PNRR, una particolarmente importante è quella che riguarda una prescrizione cogente che gli Enti Attuatori devono rispettare: garantire, destinare, meglio, “obbligare” tutte le aziende che si aggiudicano un bando a destinare agli under 36 e alle donne, almeno il 30% delle assunzioni necessarie.

Ecco, approfondisco questo aspetto: c’è stato in Italia e mi spiace dare un dato così negativo, ma c’è stato (e c’è) una generale “disattenzione” di questa indicazione.

Prendo a prestito dal quotidiano “La Repubblica, un articolo proprio su questo tema, che usa un termine molto forte: “tradimento”. I dati sono parlanti.

La fonte citata dall’articolo è l’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione), fonte attendibile e autorevole che ha reso noto proprio qualche giorno fa i primi dati relativamente a queste prescrizioni.

Inizio con il dato nazionale per poi passare a quello locale: su oltre 48.000 affidamenti registrati a tutt’oggi a livello nazionale, circa il 70%, ripeto il 70%, hanno previsto una deroga totale o parziale da queste due percentuali.

Scendo più nello specifico: le deroghe vanno motivate. Da che mondo e mondo si chiede di poter derogare da una cosa in ragione di un motivo; ed è interessante vedere le motivazioni delle deroghe che sono state chieste.

Vi cito, tra i motivi di deroga, la più importante: “importo ridotto del contratto”, che, su 48.000 affidamenti, per 15.000, assieme ad una generica voce “altro” (14.000).

Anche per gli “appalti milionari” questa clausola di deroga è stata utilizzata in 3.476 gare.

E poi è curioso, perché bisogna poi leggere anche tra le righe: la legge prevede che la quota si possa disapplicare se nel settore di riferimento, ad esempio il settore dei lavori pubblici e degli asfalti, per dire un settore hard, se nel settore di riferimento, dicevo, il tasso di occupazione femminile è inferiore al 25%.

È un meccanismo perverso, perché è come dire:” poiché è difficile assumere le donne in un settore tradizionalmente maschile, non siete obbligati ad assumerle.”

Quindi è già una percentuale penalizzata.

Sto riferendovi, come vi dicevo, i dati riportati da Repubblica. Dati che sono ancora in attesa di essere ufficializzati, ma sono sicuramente indicativi di quello che il giornale chiamava “un vero e proprio tradimento di donne e giovani”.

Detto questo, farò tesoro degli alert della Prof.ssa Marchetti, che sono sicuramente importanti e anche calzanti rispetto al contesto.

Poco fa si è parlato di dati provinciali e anche qui fornisco alcuni numeri: il Comune di Ferrara ha ottenuto più di 90 milioni di euro di finanziamento complessivo; il dato positivo è che più della metà di questi finanziamenti sono già stati appaltati o sono in fase di progettazione.

Quindi diciamo che siamo abbastanza avanti rispetto alla media nazionale, e aggiungo anche un altro numero: il PINQUA che è il Piano Nazionale per la Qualità dell’Abitare, grazie al quale riqualificheremo la parte restante del Palaspecchi e delle Corti di Medoro, a livello nazionale, è attuato al 6%. A livello nazionale, vuol dire che nel parametro c’è il Comune di Milano ma che c’è anche il piccolo comune, senza far nomi, che non ha nemmeno una struttura tecnica.

Questo, diciamo, è un motivo di soddisfazione non mia, non della Amministrazione, ma deve essere un motivo di soddisfazione in generale per Ferrara.

È chiaro che il cronoprogramma e le trattative per ottenere le deroghe, che ci impone l’Europa, di cui sentiamo sempre parlare nei telegiornali, interessano anche noi, perché la quantità di denaro disponibile, quantità che non si era mai vista prima, impone un’attività amministrativa e di progettazione che, analogamente, non si era mai vista prima.

Adesso, come concordato con le organizzatrici del convegno e con la collega nelle settimane scorse, presento un caso, fra i tanti, che può essere un po’ paradigmatico relativamente alla parità di genere.

Si è detto che l’obiettivo è quello di favorire la partecipazione femminile al mercato del lavoro e correggere le asimmetrie che ostacolano la parità di genere, e quindi, di concreto, cosa abbiamo fatto? Perché al di là delle dichiarazioni, come dire, valgono le azioni.

Porto un paio di esempi: lo scorso anno, i primi contratti che abbiamo affidato come Comune di Ferrara con fondi PNRR sono stati i servizi di architettura e di ingegneria e ci siamo affidati a INVITALIA che è un’agenzia nazionale, e lo abbiamo fatto proprio per il PINQUA, a cui facevo riferimento poc’anzi.

A fronte del dato nazionale citato in precedenza (il 70 % delle gare cancella le quote), in questo caso, uno dei primi, noi abbiamo applicato in toto l’articolo 47 del decreto legislativo 77 del 2021, in particolare quello riguardo alla promozione dell’imprenditoria giovanile, della parità di genere e dell’assunzione di giovani (persone di età inferiore ai 36 anni) e almeno del 30% di donne, bene noi abbiamo inserito nei disciplinari di gara (quindi nelle richieste di offerta e quindi anche nei contratti che vengono stipulati con l’impresa aggiudicataria) questi obblighi.

Abbiamo proseguito poi nel novembre dello scorso anno, quando abbiamo appaltato quei due interventi cui faceva riferimento la prof. Marchetti, di Via Verga e di Via Bologna.

Devo dire che anche noi abbiamo chiesto delle deroghe per alcuni appalti che hanno riguardato la manutenzione di ponti e di cavalcavia.

Sono appalti che abbiamo dovuto dare in urgenza.

Ma il caso oggetto del mio intervento, è la realizzazione del nuovo impianto sportivo polifunzionale, chiamiamolo Palasport, Nuovo Palasport che sorgerà in Foro Boario.

Parliamo di un impianto importante, un intervento che cuba circa 8 milioni di euro di cui circa la metà con finanziamento PNRR e per l’altra metà a carico del Comune (quindi sul bilancio comunale).

Si tratta di un intervento particolarmente importante che, oltre alla sua realizzazione, consente anche di integrarsi con la riqualificazione di tutta quell’area di Via Bologna, che come sappiamo, soffre di traffico intenso (siamo stati tutti un po’ vittime di code), integrazione che riguarda anche il sottopasso ferroviario oltre a tutte le altre riqualificazioni di quella zona.

Quindi l’obiettivo è la realizzazione di un palazzetto dello sport che si integri anche con un progetto di riqualificazione urbana e di anche rivalutazione di una zona che fino a qualche anno fa era forse considerata periferica ma che oggi è centrale nello sviluppo della città.

Un intervento quindi che riguarda lo sport. Cosa si farà dentro questo palasport? Soprattutto tre attività sportive. Voi sapete che il mondo dello sport sta attraversando una grave crisi: abbandono post covid (anche se spesso diamo la colpa al covid, anche un po’ per comodo…) che comunque ha responsabilità di disaffezione verso l’attività motoria organizzata. Non è un mistero che i nostri ragazzi preferiscano magari fare attività sportiva a casa, con un occhio al cellulare o al tablet.

Ma noi faremo questo palasport, nel quale si potranno praticare 3 attività sportive: la palla a mano, la palla a volo e la palla a canestro.

Attività che ad oggi faticano a trovare adeguata sede in città perché abbiamo una carenza oggettiva di impianti sportivi.

Pensate che l’ultimo impianto sportivo è stato fatto più di vent’anni fa.

Una carenza di impianti che diviene foriera di situazioni e contese continue tra le varie società nell’utilizzare le strutture disponibili nell’orario migliore e quant’altro.

Si praticheranno tre discipline principalmente, ma la struttura ospiterà e potrà ospitare anche eventi a livello agonistico e questo anche per creare un indotto di ragazzi.

Le 3 attività sportive citate, sono praticate in maggioranza dalle donne, specie la palla a volo.

Vi do un dato: per la palla a volo, le donne sono il 21% di tutte le donne che praticano tutte le discipline sportive del Coni. Preciso meglio: posto 10 di tutte le donne che fanno qualunque tipo di sport della cinquantina di federazioni sportive, il 21% pratica palla a volo: è uno sport tradizionalmente femminile.

Così anche la palla a mano ha una presenza del 24% ed è anche a livello mondiale come numero di praticanti, un numero elevatissimo. Un po’ più bassa la percentuale relativa alla palla a canestro dove le donne sono in misura minore.

Ecco, questo è il caso del palazzetto dello sport: è una gara che abbiamo appena approvato e diciamo che, da un meccanismo che ipso facto recepisce queste quote e queste percentuali, abbiamo voluto dare un criterio premiale per le aziende. Come sapete nelle gare di appalto sono previste formule, accordi, poi ci sono dei premi e si fa una comparazione: voglio semplificare e forse banalizzo, ma quello che voglio dire è che comunque si fa una comparazione tra l’offerta economica e la qualità dell’offerta e si danno dei punteggi.

L’appalto è già stato aggiudicato e a fine anno inizieranno i lavori di questo palasport per finirlo entro il 2026, una scadenza europea che dobbiamo assolutamente rispettare.

. Gran parte del mondo imprenditoriale è rimasto in parte un po’ frastornato da queste percentuali, perché ci sono settori tradizionalmente maschili a cui l’inserimento di donne, non tanto di giovani under 36, ma di donne, viene considerato come un potenziale rallentamento di tempi di esecuzione e di determinate attività.

Nonostante questo, noi cercheremo di proseguire in questo cammino.

Per quello che riguarda i casi concordati con la Dott.ssa Bighinati, promotrice e organizzatrice del convegno, spero di essere stato esauriente nell’esporvi quello relativo al Palasport. Per l’altro caso, la Scuola Pietro Lana, dovrebbe essere presente per parlarvene, l’Assessora Kusiak che non vedo, pertanto vi presenterò in succinto le slide che ha preparato per l’incontro.

La Scuola Pietro Lana la conoscete un po’ tutti. È un edificio di pregio architettonico importante, perché progettato dell’architetto Vieri Quilici, fratello di Folco, che abbiamo chiamato come consulente nella progettazione. È attivissimo, ha più di 90anni ed è venuto in treno da solo ed è stato più che felice, dopo più di 60 anni, o forse di più, di poter collaborare alla riqualificazione di un suo progetto che fece da giovanissimo.

La scuola Pietro Lana infatti era stata costruita con i fondi del l’immediato dopoguerra nel piano di costruzione di nuove case.

La Scuola Pietro Lana rappresenta un intervento importante, la cifra prevista ammonta a 3 milioni di euro.

Sessant’anni fa non c’era l’attenzione che oggi giustamente c’è sulla disabilità e sull’accessibilità delle strutture, e la mancanza di questi requisiti ne determinò la chiusura molti anni fa.

Problemi di accessibilità che adesso verranno risolti e la struttura tornerà a nuova vita non più con funzione di scuola ma come centro polifunzionale per le famiglie.

Come? Vi illustro le slide: il piano terra sarà tutto dedicato a uffici ma soprattutto a spazi per le famiglie con un’aula polivalente, poi è previsto uno psicologo di comunità, uno sportello informativo e uno sportello per colloqui riservati, un micro teatro, lettura-racconto, uno spazio per giocare in maniera organizzata, un laboratorio d’arte, un laboratorio di musica e soprattutto un’area verde importante, perché la scuola Pietro Lana si inserisce nel contesto del quartiere che è il condominio più grande di Ferrara (per chi non lo sapesse è quello in Foro Boario dietro all’ex cinema Alexander) che garantirà il rispetto di tutte le pendenze con rampe per l’accessibilità.

Al primo piano poi ci saranno spazi dedicati ad uffici e per i bambini, educatori e genitori e anche una cucina come parte dell’attività formativa.

Poi ancora, spogliatoi e una biblioteca e ampi spazi esterni che potranno essere fruiti nella bella stagione. Sempre percorsi accessibili per tutti gli utenti come mostra il rendering delle diapositive.

Per quanto riguarda Porporana, si tratta di un intervento più modesto.

Devo confessarvi a questo proposito, che ho cambiato la mia percezione del denaro: parlare di “modestia” per un intervento di 400 mila euro, mi fa un certo effetto.

Ma andiamo avanti: è un edificio di quelli solidi fatto nel 1914, come edilizia non economica ed è stata scuola fino a circa 35 anni fa.

Come interveniamo? Intanto sul contenitore, e quindi è un edificio che ha più di 100 anni e quindi un miglioramento di tutte le condizioni di utilizzo dell’immobile.

Questa è la struttura attuale dove ci sono già attualmente delle associazioni che esistono, come “Gli amici del bosco”, poi c’è un ambulatorio medico, oltre ad altre associazioni.

Gli interventi previsti riguardano in pratica “solo” i rifacimenti: i pavimenti, il tetto, cioè la messa a nuovo di questa struttura.

Come potete vedere, qui c’è la piantina, a com’è ora e come sarà

Grazie per l’attenzione.

Relatore Enrico Deidda Gagliardo

Prorettore alla Programmazione, al Bilancio, alla creazione di Valore Pubblico- Università degli Studi di Ferrara

Come individuare e misurare il Valore Pubblico in due progetti PNRR del Comune di Ferrara, nell’ottica dell’equità di genere?”

La risposta alle sfide contenute nel titolo dell’intervento costituirà il cuore della mia relazione odierna.

Innanzitutto, bisogna tenere presente che siamo davanti ad un nuovo paradigma, che fa parte di una nuova norma emanata nel 2022 (DM 132/2022 in attuazione del DL 80/2021, convertito dalla L. 113/2021), che obbliga tutte le Pubbliche Amministrazioni a pianificare il Valore Pubblico che intendono creare.

Non basterà domandarci soltanto se abbiamo speso tutti i soldi; questa è una condizione necessaria ma non sufficiente, perché dovremo ragionare anche in termini di miglioramento della quantità e della qualità dei servizi e delle infrastrutture che possono essere erogati e, soprattutto in termini di effetti sul benessere dei cittadini, nelle loro diverse tipologie.

Per semplificare, utilizzando uno slogan, possiamo dire che dobbiamo passare dagli atti amministrativi ai fatti, puntando verso gli effetti. In sostanza, dobbiamo chiederci se quell’opera è così ben costruita e i servizi sono erogati in quantità e qualità tali da produrre effetti (ovvero impatti) sociali, economici ed ambientali così da migliorare il benessere complessivo dei cittadini e delle imprese, ovvero così da generare Valore Pubblico.

Dobbiamo mettere a fuoco l’orizzonte del piano di ripresa e resilienza verso il 2026 e cambiare il paradigma; quale occasione migliore, se non quella attuale, offerta dalla impellente necessità in tema di adempimenti per il PNRR, per guidare il cambiamento? Purtroppo, il PNRR italiano si concentra giustamente sul rispetto dei tempi e su traguardi quantitativi (milestone e targets), dimenticandosi tuttavia -per diversi progetti- di misurare anche gli impatti, come richiesto dalla Commissione Europea.

Ma che cosa è il Valore Pubblico, di cui abbiamo fin qui parlato?

Innanzitutto ragioniamo in termini semplici, utilizzando un esempio molto frequente: un’amministrazione pubblica vuole creare impatto occupazionale, partendo da una situazione in cui l’occupazione è al 40%. Se le misure adottate portano l’occupazione al 50%, quell’amministrazione pubblica ha ottenuto un +10%, che è la misura del benessere socio-occupazionale creato.

Ma è sufficiente così? È tutto qui?

Se l’impatto creato è specifico, si concentra cioè sulla parte sociale e socio occupazionale, dovremmo domandarci:

  • si è creato di pari passo un impatto economico sulle imprese capace di sostenere quell’occupazione?
  • e quello sviluppo socio economico delle imprese, è avvenuto sì o no, a scapito dell’ambiente?

Perché è chiaro che dovremmo scongiurare il verificarsi di casi come quello all’ex Ilva di Taranto, dove mentre è indubbio che si sia creato sviluppo economico e che tale sviluppo economico abbia portato occupazione, è altresì evidente, come dichiarato da lavoratori dell’ex Ilva in interviste televisive, che ciò è andato a discapito del benessere ambientale e sanitario.

Questo è il drammatico risultato che si verifica quando un’amministrazione è incapace di equilibrare gli impatti sui diversi livelli di benessere.

Pertanto non possiamo ricercare il beneficio economico sociale a scapito di quello ambientale o di quello sanitario (trade off degli impatti), perché il risultato di ciò che è successo all’ex Ilva è lì a dimostrarne gli effetti.

Perciò per Valore Pubblico in senso stretto si intende la capacità di perseguire l’”impatto degli impatti”, la capacità di un’amministrazione di fare scelte equilibrate, in modo tale che un impatto non fagociti l’altro.

Anno 2022: nasce il PIAO – Piano Integrato di Attività e di Organizzazione

Con il PIAO nasce anche l’obbligo per le PA di pianificare il Valore Pubblico che si vuole generare.

Per migliorare la vita delle persone, occorre migliorare tutto ciò che viene prima e indirizzare le cosiddette performance in quella direzione lì. Ma se guardiamo gli studi di programmazione di tutte le Pubbliche Amministrazioni, dai Ministeri, ai Comuni ed alle Università si trovano performance del tipo: numero riunioni, fatto, non fatto, ma non si dice che una cosa è fatta bene o male, se ha prodotto effetti positivi o negativi sulla vita dei cittadini e delle imprese. Ecco, questa nuova norma, invece, ci sta costringendo a pianificare e misurare gli effetti delle politiche e dei progetti.

Avvalendoci del framework della Piramide del Valore Pubblico, riportato nella figura 3di5, osserviamo che l’elemento di partenza è il creare condizioni di benessere organizzativo all’interno della Pubblica Amministrazione: se il pilota di un’auto, se i componenti di una squadra non stanno bene, come possiamo pretendere di creare Valore Pubblico all’esterno, se all’interno di una qualsiasi organizzazione pubblica o di un’impresa, non c’è una condizione di benessere organizzativo?

La base della Piramide del Valore Pubblico è, innanzitutto, il benessere dei lavoratori della Pubblica Amministrazione. Laddove ciò si verifica, abbiamo delle condizioni di salute delle risorse in termini, ad esempio di equità di genere, in termini di benessere organizzativo, di salute digitale e di salute professionale.

In presenza di un miglioramento delle condizioni di benessere organizzativo e delle condizioni individuali, migliorando il benessere delle persone, è possibile che all’interno della Pubblica Amministrazione si realizzino le condizioni per lavorare meglio, più velocemente e con migliori risultati.

Questo aumenta l’efficacia dei risultati e la capacità di produrne in quantità e qualità adeguata. L’obiettivo è di fare in modo che le PA ottengano, producano e realizzino performance efficienti ed efficaci, in modo da aumentare la capacità di fare le cose e di farle con qualità, così da aumentare la capacità di utilizzare le risorse in maniera razionale!

Quindi, per produrre impatti, il presupposto è migliorare la macchina amministrativa, non solo in efficienza ed efficacia, perché, e il caso ex Ilva è lì a ricordarcelo, concentrandoci solo sugli effetti economici, disconoscendo gli altri impatti, il disvalore ambientale ed il disvalore sanitario “mangerebbero” il valore economico creato.

Questa favola ci insegna a fermarci, per riflettere e procedere con analisi di satisfaction, al fine di capire se stiamo andando nella giusta direzione: importantissimo è considerare che il Valore Pubblico non va osservato solo con la prospettiva dell’amministrazione, ma va raccontato ascoltando le parole dei cittadini, degli imprenditori e delle imprenditrici, osservato con i loro occhi, costruito con la loro partecipazione, verso il Valore Pubblico condiviso.

Trasliamo ora questi ragionamenti sui progetti PNRR del Comune di Ferrara.

E’ importante ragionare sul valore di inclusione e coesione, analizzando il progetto dell’impianto sportivo polifunzionale citato, come si presenta ora e come sarà fruito per i tre sport previsti (pallacanestro, pallavolo, pallamano).

Si parte da un’idea di rigenerazione urbana che sarà realizzata secondo criteri di sostenibilità ambientale; già questo fa la differenza, già partiamo con il piede giusto, ma qui è il PNRR e la Commissione Europea che ci dice di farlo: ragioniamo sugli impatti futuri senza però trascurare quelli ambientali.

Ci basterà dire che l’opera sarà stata fatta al 30 giugno 2026, per confermare che è stata fatto bene, o forse varrà la pena anche di verificarne gli effetti?

Partendo dai dati gentilmente forniti dall’Assessore Maggi, quali potrebbero essere gli indicatori per misurare gli effetti del progetto (impatti e Valore Pubblico), le leve per ottenere questi effetti (performance) e i presupposti per far funzionare tali leve (condizioni di salute delle risorse dell’ente).

È importante partire dalle basi: supponiamo che il Comune per questo progetto costituisca una task force. Cominciamo a valutare se in questa task force ci sia anche una componente femminile, che magari sia anche in grado di fornire una sensibilità diversa. Questo sarebbe già un indicatore di salute organizzativa, agile.

Si parla poi di work life balance (no conciliazione, ma condivisione); altri indicatori sono ad esempio quelli di reclutamento, anche qui quando andiamo a reclutare, a utilizzare personale che si occuperà di questo o di altri progetti del PNRR, sarà doverosa l’attenzione ad una congrua percentuale femminile; formazione, e come ha fatto notare la professoressa Marchetti, la sfida non si fa sui numeri ma sulla cultura.

Pertanto partiamo da qui, dalla formazione, cominciando proprio dall’interno della stessa Amministrazione sui temi di genere e coinvolgiamo altre amministrazioni.

Parlando di efficienza e di efficacia, possiamo dire che gli indicatori li abbiamo già: “quanto ho speso? ho rispettato i tempi?”

Gli indicatori di efficienza me li dà già il pacchetto PNRR. La quantità erogata abbiamo visto si può misurare nei metri quadri a disposizione degli impianti, ma anche con il numero di ore di disponibilità per uno sport, piuttosto che per un altro, piuttosto che per le società sportive.

Quantità fruita, che differisce da Quantità erogata: gli indicatori possono essere il numero delle società sportive, il numero degli utilizzatori e delle utilizzatrici degli impianti sportivi, il numero degli spettatori e delle spettatrici.

Numeri semplici, ma bisogna prestare attenzione anche alla qualità, alla qualità erogata. Gli standard di qualità minimi debbono diventare una cultura non un semplice adempimento.

Però dalla qualità erogata io debbo passare alla qualità percepita, cioè io posso anche riempirmi la bocca dicendo faccio iniziative di genere, ma se poi sono una proforma, non coinvolgono e non costruiscono la sensibilità, non assolvono al loro compito di cogliere le differenze delle diversità.

Quindi gli impatti, l’impatto sociale di questo progetto, soddisfa gli sportivi e le sportive? Per quanto riguarda l’impatto ambientale e in particolare l’inquinamento, questo principio lo devono sentire tutti: non dobbiamo inquinare oltre certe soglie.

Anche qui possiamo immaginare certe soglie, come la percentuale minima femminile, così come possiamo ragionare in termini di impatto socio-occupazionale; ne consegue che si può verificare la percentuale minima di indotto occupazionale femminile, di tutta la filiera, di chi costruisce l’impianto, ma anche di chi lo gestisce. Ultimo ma non ultimo, l’impatto sanitario: i ragazzi che fanno sport sono in buona salute.

Analizziamo ora il progetto delle scuole elementari di Porporana di € 390.000,00.

Il progetto sarà realizzato nel 2026, ma anche qui la domanda provocatoria è doverosa: è fatto bene o fatto male? E soprattutto quali effetti produce?

Se ripercorro lo stesso iter del precedente, si noterà che la base della piramide è analoga a quella del precedente progetto, perché l’Organizzazione degli Enti è un po’ uguale dappertutto.

Le pubbliche amministrazioni italiane sono talmente carenti da questo punto di vista, che occorrerebbe una normativa, un approccio specifico che possa, ad esempio, migliorare il lavoro agile in maniera più coraggiosa.

Invece, in tutte le PA, cambia ad esempio l’efficacia: i metri quadrati della struttura messi a disposizione, il numero delle associazioni, il numero di appartenenti ai diversi generi. Spazio alla creatività, a quelle persone che possono trovare proprio in queste strutture spazio motivazionale e risentirsi vive.

Quindi gli impatti, in particolare l’impatto sociale: inclusione a 360°, in cui è prioritario l’impatto economico, perché immagino che in un centro che porta vita in un tessuto urbano di periferia si possa animare di bar, di una piccola trattoria e molto altro.

Le operazioni di rigenerazione urbana vanno misurate anche in termini di impatto economico e poi siccome ho letto che sono state fatte anche delle attività mediche in passato, ho immaginato che laddove continuassero avrebbero anche un impatto sociale. Non devo immaginare che l’impatto sociale o quello economico cannibalizzino quello ambientale, devo capire se c’è un equilibrio, e si fa misurando il Valore Pubblico creato oggi e quello in proiezione che si creerà l’anno prossimo, tra tre anni e tra cinque anni.

Per realizzare il vero successo del PNRR occorre quindi integrare la misurazione dei famigerati milestone e target con la misurazione del Valore Pubblico generato, che consentirebbe di verificare l’impatto reale sul benessere dalle diverse prospettive della cittadinanza: non cittadini globalmente considerati, ma donne, uomini, giovani, ecc…

Grazie per l’attenzione

Conclusioni:

Una proposta di FareDiritti: Dalia Bighinati