Ci sono Paesi nel mondo dove essere donna è davvero difficile. A ricordarcelo è il 6 febbraio, Giornata internazionale della tolleranza zero contro le mutilazioni genitali femminili istituita dall’Onu nel 2003 perdiffondere sempre maggiore consapevolezza su tale pratica tradizionale, un crimine che viola i diritti umani di donne e bambine
Prive di diritti, esposte a violenze fisiche, psicologiche, sessuali, a discriminazioni ed abusi, lo stato delle donne nel mondo non è davvero tranquillizzante. secondo la classifica stilata da Thomson Reuters Foundation, nel 2018 fra i dieci Paesi più pericolosi per le donne ci sono l’India , il Congo, il Sud Sudan, dove il pontefice in questi giorni ha ascoltato le raccapriccianti confessioni delle violenze subite da alcune giovani donne.
Accanto alle violenze sessuali, al traffico di esseri umani, alle spose bambine, ci sono anche pratiche culturali discriminatorie e violente cui le donne sono sottoposte in giovane età per il persistere di antiche tradizioni. Stiamo parlando della piaga delle mutilazioni genitali femminili, di cui domani, 6 febbraio ricorre la Giornata internazionale della tolleranza zero contro queste pratiche.
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità,le mutilazioni genitali femminili (Mgf) sono tutte quelle pratiche che implicano la rimozione dei genitali esterni femminili o altre lesioni degli organi genitali femminili per ragioni culturali o altre ragioni non terapeutiche, con conseguenze dannosissime per la salute fisica, psicologica sessuale e riproduttiva delle donne .
L’Onu stima che siano oltre 250 milioni le donne e le ragazze nel mondo ad aver subito una qualche forma di mutilazione genitale, una usanza praticata in oltre 40 Paesi, di cui 27 in Africa, dove si concentra l’80% dei casi.
Sono oltre tre milioni, inoltre, le bambine a rischio di essere mutilate ogni giorno. In Italia le ultime stime effettuate risalgono al 2016 (Università di Milano Bicocca), quando già si contavano tra le 60mila e le 81mila donne straniere maggiorenni con Mgf più le neo-cittadine italiane maggiorenni originarie dei Paesi con tradizioni escissorie (almeno tra le 11mila e le 14mila unità) e le richiedenti asilo.
Unanime l’impegno degli organismi dell’Unione europea a sradicare in tutto il mondo questa pratica entro il 2030.come previsto dagli obiettivi di sviluppo sostenibile (obiettivo 5.3) e ad agire con determinazione per innescare il cambiamento.
Spesso le mutilazioni genitali femminili non vengono praticate nell’UE, ma per eseguirle bambine e ragazze sono portate in un paese terzo. A partire da marzo, la polizia e le guardie di frontiera saranno allertate quando hanno a che fare con una persona a rischio di violenza di genere, comprese le mutilazioni genitali femminili, grazie al potenziamento del sistema d’informazione Schengen.
Dalia Bighinati |