Nonostante nella sanità le donne siano da alcuni anni più degli uomini, le posizioni di vertice delle aziende sanitarie e ospedaliere sono ancora in gran parte occupate da uomini.
Dati Openpolis https://www.openpolis.it/
La disparità di genere è un fenomeno ancora molto presente in Italia sia in termini salariali che di possibilità di carriera.


Fra i settori in cui le donne stentano ancora a farsi largo nelle carriere, c’è anche la Sanità pubblica, dove sebbene da tempo le donne tra gli iscritti all’ordine dei medici con meno di 65 anni di età arrivino al 54% , a ricoprire incarichi di vertice sono soprattutto uomini.
Un dato che vede, comunque, differenze molto accentuate fra le diverse regioni, alle quali a partire dagli anni ’90 (d.lgs. 502/1992) sono state attribuite la maggior parte delle competenze in materia sanitaria. All’interno delle Regioni le aziende sanitarie (Asl) e ospedaliere (Ao) oltre ad essere le strutture amministrative del sistema sanitario più prossime al cittadino, sono, poi, le realtà che offrono nella pratica quotidiana le prestazioni.
Ai vertici di queste sono tre cariche di governo: ildirettore generale, il direttore sanitario e il direttore amministrativo e quando qualcosa non funziona o per esigenze particolari al posto del D.G. può essere nominato un commissario straordinario.
Donne nel ruolo di Direttrici generali (20,3%)
Oggi, secondo i dati di Openpolis nel Paese a ricoprire il ruolo di direttore generale meglio direttrice nelle aziende sanitarie locali o nelle aziende ospedaliere le donne arrivano soltanto al 20,3%, 1 su 5, al ruolo di direttrici amministrative il 37,5% e di direttrici sanitarie il 34,7%.
Sono, in sintesi, 1 su 5 le donne che arrivano a ricoprire l’incarico di direttore generale, mentre la media di donne nei ruoli di vertici sfiora a stento un terzo, cioè il 30,66%.
Ancora meno numerose le donne “commissarie”(18,8%)
A voler fare una graduatoria fra le regioni: il Lazio è l’unica regione in cui si registra una maggioranza di donne in posizione di vertice (57,14%). (ultimo aggiornamento: di Openpolis giovedì 17 Febbraio 2022). Al secondo posto si trova l’Emilia Romagna (40,6%) . Nove regioni si trovano in una forbice compresa tra il 29% e il 39%.
Fanalini di coda l’Abruzzo, il Trentino-Alto Adige e la Valle d’Aosta, dove, al momento non risulta neanche una donna al vertice delle istituzioni sanitarie.
Dati che vanno contestualizzati rispetto alle dimensioni e alla demografia delle regioni e quindi al numero di Aziende sanitarie in esse presenti.
Per quanto riguarda la carica di Direttrice generale, le Marche sono la regione italiana con la quota maggiore (66,67%), con il Lazio al secondo posto (53,85%).
In Basilicata, Sardegna, Emilia-Romagna, Toscana, Veneto e Piemonte le Direttrici generali arrivano ad un 1/5 e in casi più rari ad 1/3, mentre la quota di donne direttrici generali in Lombardia è del 17,14%, in Campania del 12,50% e in Sicilia del 7,69%)
Nelle altre regioni, nessuna donna risulta ricoprire oggi questo incarico.
Le donne nel ruolo di commissarie
Delle 5 regioni Italiane in cui al momento risultano delle aziende con al vertice un commissario solo in Emilia-Romagna e Calabria si trovano donne a ricoprire questo incarico.: 2 in Emilia-Romagna incaricate di procedere all’unificazione delle due aziende ospedaliera e territoriale, mentre in Calabria una delle due donne che ricoprono questo incarico fa parte, insieme a 2 uomini, della commissione prefettizia dell’azienda sanitaria di Catanzaro, . commissariata per decreto del ministro dell’interno a causa di infiltrazioni della criminalità organizzata.
Nota di Openpolis:
I dati presentati sono il risultato di un’analisi basata sul monitoraggio dei siti delle Asl e delle Ao. Le informazioni dunque sono quelle presenti sui siti istituzionali. Tuttavia, in alcuni casi, i siti potrebbero non essere aggiornati oppure non sono attivi o presentano informazioni diverse in pagine diverse.
2 commenti
per ridurre le situazioni di marginalita estrema e a rischio di violenza, le infrastrutture sociali (Missione 5) e i servizi sanitari di prossimita (Missione 6).per alleggerire il carico di cura non retribuito, che in genere grava sulle donne. (Ragioneria Generale dello Stato) Come rilevato da Paola Castagnotto, cofondatrice del gruppo Farediritti, nel corso del Seminario “Pnrr a Ferrara, aspettative e realta” del 16 giugno scorso, il Pnrr punta sull’aumento dell’occupazione femminile per ridurre le disparita e utilizza come leve del cambiamento misure e riforme che agiscono sul mercato del lavoro e sulla ricerca, con quote femminili da assegnare alle donne nelle assunzioni (il 30% nelle imprese, art.47 Decreto Semplificazione) e nella formazione dei gruppi di ricerca, il 40% (Missione 4).
Credo sia indispensabile creare opportunità di lavoro e di ricerca per raggiungere una effettiva parità di presenze fra donne e uomini,ma non sarà sufficiente.
Serve molto di più: servono servizi socio-sanitari di prossimità, serve anche alleggerire il carico di cura non retribuito condividendolo con le figure maschili della famiglia, quando ci sono. Servono uguali opportunità di carriera edi rappresentanza nei luoghi delledecisioni.
Serve tanta formazione alle donne, perchè escano dalla gabbia culturale in cui spesso sono confinate dal contesto.
Serve una rappresentazione sociale delle donne alternativa all’attuale.
Quindi avanti!