Femminicidio: annullato l’ergastolo del colpevole. “Era sotto stress”! Lo sdegno di Stefania Guglielmi, presidente Udi Ferrara.ara.

Redazione

Ma lo stress giustifica solo gli uomini? Se lo chiede in modo provocatorio, indignata,  la presidente dell’Udi di Ferrara in una lettera aperte inviata alle redazioni, in cui commenta l’incredibile sentenza della Cassazione del 9 luglio scorso, che ha annullato l’ergastolo all’imputato per il femminicidio di Lorena Quaranta, uccisa il 31 marzo 2020 da Antonio De Pace, suo compagno convivente, reo confesso del delitto, ma ….angosciato dal Covid.

 “Apprendiamo dalla stampa della sentenza della Cassazione del 9 luglio scorso che ha annullato l’ergastolo all’imputato per il femminicidio di Lorena Quaranta, uccisa il 31 marzo 2020 da Antonio De Pace, suo compagno convivente, con “un oggetto contundente alla fronte”.

Un “ordinario” femminicidio, caratterizzato dal fatto che un uomo ha ucciso con una efferatezza, crudeltà, violenza inaudite la donna con la quale aveva formato una famiglia.

Ciò che colpisce e spaventa non poco di questa sentenza è che dispone l’annullamento  della condanna all’ergastolo e rinvia alla Corte di Assise di appello di Reggio Calabria, “limitatamente al diniego delle circostanze attenuanti generiche”, affinché proceda ad un nuovo esame, tenendo conto del fatto che Antonio De Pace era angosciato dal Covid.

Secondo la Suprema Corte, insomma, il giudice di merito avrebbe dovuto tener conto, ai fini delle circostanze attenuanti, dello stato di angoscia del quale il femminicida era preda causato dal sopraggiungere dell’emergenza pandemica.

A nostro avviso queste parole, che non mettono in discussione la colpevolezza del femminicida – peraltro reo confesso – ma incidono solo sulla condanna, sono comunque culturalmente (oltreché giuridicamente) pericolosissime, per molteplici motivi.

Innanzitutto, ci dimostrano come della pratica del femminicidio non si sia ancora intesa l’essenza più profonda, che coincide solo ed esclusivamente con la convinzione del femminicida di avere il potere di annientare la donna con cui ha una relazione.

Nessuna condizione soggettiva, psicologica, emotiva del femminicida potrà mai attenuare la sua responsabilità, che non si forma nel momento in cui infligge sulla sua compagna colpi mortali, ma si forma nella sua storia di uomo che convinto di poter legittimamente esercitare sulla donna un potere.

Ma, oltre a questo, non possiamo non chiederci se siamo davvero convinti che lo stress e il disagio riguardino solo gli uomini.

Per anni, delle donne stressate si è detto che erano isteriche ed anche oggi questo schema non ci ha del tutto abbandonati. E ciò benché le donne subiscano le stesse identiche fonti di stress degli uomini, ma anche qualcuna di più. Basti pensare allo stress da gravidanza, parto, molestie sessuali, violenza, tutti fattori di malessere, disagio, stress, peraltro riconosciuti dalla comunità internazionale, e tuttavia ancora sottovalutati.

E allora la domanda è: per quale motivo uomini e donne, messi di fronte alla fatica del vivere, sono giudicati in maniera così diversa, tanto che ciò che per gli uomini può costituire un’attenuante, per le donne costituisce da sempre un’aggravante?”

Avv. Stefania Guglielmi – Presidente UDI FERRARA

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