Chi tutela le donne dalla violenza di genere può diventare il nemico?

( dal blog di Telestense)

La tutela delle donne contro la violenza di genere può avere colore politico?  Personalmente direi di no, eppure l’ attacco  lanciato dal quotidiano Paese Roma, il 20 giugno scorso, contro  la stampa, definita silenziosa e complice,  contro le associazioni femministe e i Centri antiviolenza che  tutelano le donne, ma sarebbero  insensibili alla violenza agita dalle  donne contro gli uomini  va proprio in questa direzione.

Non mi stupisce, lo  prendo come l’ennesimo tentativo di trovare un colpevole politico da parte di chi, con il cuore a Destra,  non perde occasione per screditare chi non sta dalla stessa parte, facendone un nemico da prendere di mira.

E’ una strategia interessata ad attaccare la stampa libera e a mettere sotto accusa il sistema di protezione delle donne – associazioni femministe e  centri antiviolenza, istituzioni e media – contro la violenza di stampo maschilista sulle donne ancora tanto diffusa nella nostra società.

L’articolo racconta che a Roma, il 17 giugno scorso,  dieci associazioni,1) impegnate a tutelare uomini vittime di una violenza agita da donne loro partner, hanno incontrato  la senatrice Cinzia Pellegrino di Fratelli d’Italia per farle conoscere i dati  di un fenomeno definito “ormai dilagante”, colpevolmente taciuto  dai media, perché scomodo e contrario all’ideologia della violenza “a sesso unico” denunciata dalle  associazioni femministe per creare, da un lato, secondo la scrivente, allarme sociale e ottenere  “corposi finanziamenti a fondo perduto  per i Centri antiviolenza”, dall’altro, per oscurare il fenomeno d vittime maschili che rimarrebbero senza alcuna tutela nè diritti.

Chi scrive ignora ciò che è sotto gli occhi di tutti, cioè il susseguirsi quotidiano di episodi  drammatici di  violenza contro le donne, un fenomeno che  non riguarda solo l’Italia, dove occupa ancora oggi e troppo spesso le pagine della  cronaca nera, ma è riconosciuta dal diritto internazionale come una violazione dei diritti umani. E che proprio per porre fine a questo plurisecolare stato di cose l’Onu, riconoscendo che “la violenza contro le donne è una manifestazione delle relazioni di potere storicamente disuguali tra uomini e donne, che ha portato alla dominazione e alla discriminazione contro le donne da parte degli uomini e ha impedito il pieno avanzamento delle donne, e che è uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini” ha adottato nel 1993 la Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne che all’articolo 4 con meticoloso dettaglio assegna agli Stati le misure da adottare per eliminarla., ( vedi n.d.r.),mentre all’articolo 3 enumerano i diritti ai quali le donne hanno diritto.

Sono le misure alle quali allude chi scrive, trasformandole  in accuse. Cioè  stravolgendo la realtà.

Di che cosa stiamo parlando? Gli uomini non sono né mostri, né diavoli, così come  le donne non sono creature angeliche.

Ma la  violenza contro le donne, purtroppo,  è un dato storico, oltre che di drammatica attualità, un fenomeno di proporzioni in molti casi devastanti . Assurdo o in malafede demonizzare chi si propone di contrastarla: che siano donne,  istituzioni, media, e i sempre più numerosi uomini persuasi  della necessità di mettere fine a comportamenti di prevaricazione usati come  strumento di controllo e subordinazione del genere femminile.

Se oggi nelle relazioni di coppia esistono uomini vittime di violenza domestica, se il problema è  di ampiezza tanto rilevante da assumere  la valenza di un fenomeno sociale, è giusto studiarlo e affrontarlo con gli strumenti adeguati. La contrapposizione assurda di violenza a violenza, vittime a vittime, non ha niente a che vedere con la richiesta di diritti e di tutele.

Se gli uomini non denunciano, per vergogna, sofferenza, isolamento o  paura dello stigma sociale da parte di altri uomini, vanno aiutati, come sostiene il libro  nato  dal vissuto quotidiano di due avvocati divorzisti,  Martina Grassini e Michele Miccoli , dal titolo “Codice rosso: quando l’uomo è vittima”, edito da Giappichelli,  che chiama in causa le istituzioni sanitarie, politiche, educative e sociali per eliminarne alla radice le cause o mitigarne le conseguenze,.

I fenomeni di violenza oggi sono davvero tanti, troppi, di ogni genere. Le vittime sono categorie sociali e persone in condizioni di debolezza. Se la rabbia ne è l’esca, la paura spesso funge da combustibile e insieme da effetto in un circolo vizioso di emozioni primordiali difficili da disinnescare. I problemi di una coppia, dicono gli autori,  sono complessi e  coinvolgono  non solo le responsabilità di due singoli individui, ma il contesto, la capacità culturale e la volontà politica di intervenire dall’esterno per prevenire  gli esiti drammatici di relazioni violente.

Dalia Bighinati

Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne

Articolo 3.

Le donne hanno il diritto ad un uguale godimento e garanzia di tutti i diritti umani e le libertà fondamentali in campo politico, economico, sociale, culturale, civile o in ogni altro campo.

Questi diritti includono tra l’altro:

a) il diritto alla vita;

b) il diritto all’uguaglianza;

c) il diritto alla libertà e alla sicurezza della persona;

d) il diritto ad una uguale protezione di fronte alla legge;

e) il diritto di essere libere da tutte le forme di discriminazione;

f) il diritto al più alto standard raggiungibile di salute fisica e mentale;

g) il diritto a condizioni di lavoro giuste e favorevoli;

h) il diritto a non essere sottoposte a tortura, o ad altri trattamenti o punizioni crudeli, inumane o degradanti.

Articolo 4.

Gli Stati dovrebbero condannare la violenza contro le donne e non dovrebbero appellarsi ad alcuna consuetudine, tradizione o considerazione religiosa al fine di non ottemperare alle loro obbligazioni quanto alla sua eliminazione. Gli Stati dovrebbero perseguire con tutti i mezzi appropriati e senza indugio una politica di eliminazione della violenza contro le donne e, a questo fine, dovrebbero:

a) Considerare, nel caso in cui non l’abbiano già fatto, di ratificare o aderire alla Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne o di ritirare le riserve alla convenzione;

b) Astenersi dall’usare violenza contro le donne;

c) Esercitare la dovuta attenzione per prevenire, indagare e, conformemente alla legislazione nazionale, punire gli atti di violenza contro le donne, sia che tali atti siano perpetrati dallo Stato che da persone private;

d) Sviluppare sanzioni penali, civili, di diritto del lavoro e amministrative nell’ordinamento nazionale per punire e riparare agli illeciti causati alle donne che sono sottoposte a violenza; alle donne che sono sottoposte a violenza dovrebbe essere fornito l’accesso ai meccanismi della giustizia e, come previsto dalla legislazione nazionale, a giusti ed efficaci rimedi per il danno che hanno sofferto; gli Stati dovrebbero inoltre informare le donne dei loro diritti nel cercare una riparazione attraverso tali meccanismi;

e) Considerare la possibilità di sviluppare piani nazionali per promuovere la protezione delle donne contro ogni forma di violenza, o di includere disposizioni rivolte a questo scopo nei piani già esistenti, tenendo conto, nei modi appropriati, della cooperazione che possa essere fornita dalle organizzazioni non governative, particolarmente da quelle impegnate sulla questione della violenza contro le donne;

f) Sviluppare, in modo ampio, approcci preventivi e tutte quelle misure di natura legale, politica, amministrativa e culturale atte a promuovere la protezione delle donne contro ogni forma di violenza, e ad assicurare che non avvenga la doppia vittimizzazione delle donne a causa di leggi, pratiche attuative o altri interventi non sensibili al genere;

g) Lavorare per assicurare, nel massimo grado possibile alla luce delle risorse disponibili e, dove necessario, nell’ambito del sistema della cooperazione internazionale, che le donne sottoposte a violenza e, dove appropriato, i loro figli abbiano una assistenza specializzata, come la riabilitazione, l’assistenza nella cura e nel mantenimento dei bambini, i trattamenti sanitari, la consulenza, i servizi sanitari e sociali, le agevolazioni e i programmi, così come le strutture di sostegno, e prendere ogni altra misura appropriata per promuovere la loro sicurezza e riabilitazione psicologica;

h) Includere nei bilanci di governo risorse adeguate per le attività relative all’eliminazione della violenza contro le donne;

i) Prendere misure per assicurare che i membri della magistratura e i funzionari pubblici responsabili dell’attuazione delle attività di prevenzione, indagine e punizione della violenza contro le donne ricevano una formazione per sensibilizzarli alla violenza contro le donne;

j) Adottare tutte le misure appropriate, specialmente nel campo dell’educazione, per modificare i modelli di comportamento sociali e culturali degli uomini e delle donne e per eliminare i pregiudizi, le pratiche consuetudinarie e ogni altra pratica basata sull’idea dell’inferiorità o della superiorità di uno dei due sessi e su ruoli stereotipati per gli uomini e per le donne;

k) Promuovere la ricerca, raccogliere dati e compilare statistiche, concernenti in particolar modo la violenza domestica, riguardanti l’incidenza delle diverse forme di violenza contro le donne e incoraggiare la ricerca sulle cause, la natura, la gravità e le conseguenze della violenza contro le donne e sull’efficacia delle misure adottate per prevenire e riparare alla violenza contro le donne; queste statistiche e gli esiti delle ricerche saranno resi pubblici;

l) Adottare misure volte all’eliminazione della violenza contro le donne particolarmente esposte alla violenza;

m) Includere, nel sottoporre i rapporti richiesti in virtù dei pertinenti strumenti sui diritti umani delle Nazioni Unite, informazioni concernenti la violenza contro le donne e le misure prese per attuare la seguente dichiarazione;

n) Incoraggiare lo sviluppo di adeguate linee guida per assistere nell’applicazione dei principi enunciati nella presente Dichiarazione;

o) Riconoscere l’importante ruolo svolto dal movimento delle donne e delle organizzazioni non governative di tutto il mondo nell’accrescere la consapevolezza e nell’alleviare il problema della violenza contro le donne;

p) Facilitare ed aumentare il lavoro del movimento delle donne e delle organizzazioni non governative e cooperare con esse ai livelli locale, nazionale e regionale;

q) Incoraggiare le organizzazioni regionali intergovernative di cui sono membri ad includere l’eliminazione della violenza contro le donne nei loro programmi, nei modi appropriati.

n.1) le associazioni presenti all’incontro

  • ADIANTUM – Presidente Giacomo Rotoli ( rappresentato in delega da Fabio Nestola),
  • ANKYRA – Presidente Veronica Coppola, con la vicepresidente Patrizia Montalenti e Andrea Sciarrillo avvocato del Foro di Roma,
  • A. Pro.S.I.R. – Vice presidente Adamo De Amicis, con la psicoterapeuta Antonella Baiocchi responsabile del Centro Anti Violenza Oltre il Genere e del primo centro italiano di Rieducazione Maltrattanti Oltre il Genere, anche donne,
  • CAsPEr – Presidente Rosso Anna,
  • CIATDM – Presidente Aurelia Passaseo, rappresentato da Antonella Baiocchi Responsabile CIATDM regione Marche,
  • COLIBRI’ – Presidente Mauro Lami,
  • C.S.A. – Direttore Fabio Nestola,
  • LUVV – Presidente Rita Fadda, insieme ai componenti dello staff Lorenzo Cornia e  Rita Ronchi avvocato del Foro di Roma,
  • MEDEA ODV – Presidente Francesco Longobardi rappresentato da Antonella Baiocchi Responsabile MEDEA ODV regione Marche,
  • PAPA SEPARATI LIGURIA – Presidente Mauro Lami,
  • PERSEO – Presidente Fulvia Siano (Centro Antiviolenza Maschile),
  • PRIMERO INFANCIA INTERNATIONAL ONG – Responsabile per l’Italia Giacomo Rotoli ( rappresentato in delega da Fabio Nestola),
  • SEPARAZIONE PAPA’ – Presidente Gianni De Carolis,
  • UOMINI DONNE IN MOVIMENTO – Presidente Giacomo Rotoli ( rappresentato in delega da Fabio Nestola)
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