Il 1^ febbraio: una data importante per i diritti civili nel mondo. In Italia nel 1945 viene riconosciuto alle donne il diritto di voto, negli Stati Uniti nel 1865 il Presidente americano Abraham Lincoln abolì la schiavitù.
Abraham Lincoln, sedicesimo presidente degli Stati Uniti (dal 1861 al 1865), fu il principale artefice della vittoria degli unionisti nella guerra di secessione americana e dell’abolizione della schiavitù. Nel 1863 con il Proclama di emancipazione () Lincoln liberò gli schiavi negli Stati della Confederazione; due anni dopo, nel 1865 ratificò il XIII emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America, con il quale la schiavitù venne abolita in tutti gli Stati Confederati.
Da allora molta acqua è passata sotto i ponti, gli Stati Uniti hanno avuto un Presidente di colore, Barak Obama, ma purtroppo il problema del razzismo è ancora molto vivo e fenomeni di violenza razzista affiorano qua e là in determinati momenti ancora oggi. Contro di essi il Black Lives Matters ( “Le Vite Nere Contano“), movimento attivista internazionale, interno della comunità afroamericana, è organizza regolarmente delle manifestazioni per protestare apertamente contro la brutalità che arriva fino agli omicidi di persone nere da parte della polizia, profilazione razziale e disuguaglianza di diritti nel sistema giuridico degli States. Nel 2020 le proteste per l’uccisione di George Floyd hanno portato di nuovo alla ribalta dei media internazionali il movimento.
In Italia il 1^ febbraio 1945, le donne di almeno 21 anni ottenevano il diritto di voto attivo con il decreto legislativo luogotenenziale del 1^ febbraio 1945 n. 23. Ma soltanto l’anno dopo, il 10 marzo 1946, con il decreto legislativo luogotenenziale n. 74 le donne maggiori di 25 anni ottenevano il diritto di voto passivo.
Una novità storica vissuta fra molte contraddizioni: “le prostitute registrate che lavorano al di fuori delle case dove è loro concesso esercitare la professione”: erano le uniche donne a essere escluse dal diritto di voto attivo come citato nell’articolo 354 del regolamento per l’esecuzione del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza”.
Inoltre, le donne non potevano andare a votare indossando il rossetto per non lasciare tracce di rossetto sulla scheda che si doveva incollare e avrebbero potuto rendere il voto nullo.
Il Consiglio dei Ministri era presieduto da Ivanoe Bonomi e riconobbe il voto alle donne su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. Le prime elezioni amministrative della primavera del 1946 portarono alle urne una grandissima quantità di votanti, fra. Questi tante donne che con l’elezione di oltre 1000 candidate per la prima volta andavano a governare le città come consigliere comunali, assessore e sindache.
Ma fu nel referendum del 2 giugno 1946 per la scelta traMonarchia e Repubblica a dimostrare quanto fosse importante la presenza , in quell’occasione davvero massiccia, delle donne nella vita politica italiana. . Soltanto 21 donne furono elette alla Costituente su 226 candidate, ma il traguardo si rivelò determinante per il futuro, in cui le Madri costituenti diedero un contributo sostanziale alla modernizzazione democratica del Paese, che in fatto di uguaglianza e diritti civili cominciò la lunga marcia non ancora conclusa verso la parità dei diritti fra uomini e donne.